Lo straniero

Leonardo Sciascia ambienta nell’agosto del 1964, in un borgo della Sicilia rurale, un duplice omicidio che, dietro un’esiziale e apparente motivazione sentimentale, cela una torva vicenda di commistione tra politica e mafia. Paolo Laurana, un quarantene docente di italiano e latino nei licei, è l’improvvisato detective che cerca di dipanare l’intrigo, con esiti a lui fatali. Einaudi pubblica il 14 aprile 1966, nella collana “I Coralli” con il titolo A ciascuno il suo, questa seconda convincente prova letteraria di Sciascia, a cui arride immediato successo con numerose ristampe già nello stesso anno di uscita. Nel 1967 Elio Petri, con discutibile libertà interpretativa, ne trae un film magistralmente recitato da Gian Maria Volontè, Irene Papas, Gabriele Ferzetti, Salvo Randone, Luigi Pistilli A ciascuno il suo – Film – RaiPlay e con le musiche di Luis Bacalov, che crea l’accattivante tema musicale del film, We still kill the old way, nella duplice versione orchestrale A ciascuno il suo (Main Theme) e samba Samba (A ciascuno il suo) – Luis Bacalov – 1967 . Ma sul film, come ebbe a scrivere pertinentemente Adelio Ferrero in Cinema Nuovo (n.186, pp. 135 – 136): “… il regista ribalta a vuoto il discorso di Sciascia e ci offre in sostanza una storia d’amore e di morte incastonata in un racconto giallo declinato nei modi frantumati e convulsi di certo cinema europeo linguisticamente, ma non più di tanto, spericolato. Cioè un pasticcio, confezionato con molta abilità”. Nel denso tessuto narrativo, che Petri ha deliberatamente ignorato, ci sono numerose suggestioni. Una a caso. Sciascia riferisce di un sigaro fumato dall’omicida e ritrovato sul luogo del delitto: “Di marca Branca, era stato accertato: e in paese li fumava soltanto il segretario comunale, persona al di sopra di ogni sospetto non solo, ma forestiero e da appena sei mesi residente nel paese.” La nota è interessante perché conferma, con rapidi tratti, alcune specifiche del profilo di questa figura apicale dell’amministrazione comunale. La normativa prevedeva che il segretario comunale fosse estraneo alla comunità amministrata, così oggi. Un illustre conterraneo di Sciascia, Luigi Capuana, “l’ideologo” del verismo, nel 1860 svolse funzione di segretario del comitato clandestino insurrezionale di Mineo, dove era nato e, in seguito fu cancelliere, ovvero segretario comunale, nel nascente consiglio civico del suo paese. Ma l’Italia unita era ancora in fieri. Di nomina prefettizia il segretario comunale era la longa manus dello Stato, che esercitava così la funzione di controllo sull’ente locale, nell’eterna dinamica tra centro e periferia. Ancor più giustificato dato che, sino a qualche decennio fa, la compagine impiegatizia era, nella quasi totalità, nativa del comune dove esercitava. Oggi, ad una rapida rassegna estesa ai comuni del GAL Marmilla, il rapporto si è invertito, così come non pochi sindaci, giustificati da stringenti ragioni di lavoro, non risiedono nel comune che amministrano. Luigi Manias