Nel rapporto millenario con le api la creatività degli uomini ha prodotto opere di sicura originalità e valore, alle quali sono corrisposte altrettante cadute di gusto. Compie oggi 60 anni, ma con timbro postale di partenza 22 giugno, una cartolina illustrata inviata da una non meglio precisata Francesca a Gaeta Vittoria di Firenze, raffigurante la Villa della Api a Fiuggi. Un occhio attento noterà sull’architrave di una finestra al piano terra dell’immobile una freccia, presumibilmente indicante la stanza dove la mittente ha alloggiato. Edificio non residenziale ma struttura alberghiera classificata come pensione di prima categoria, gestita nel 1951 dall’avvocato Domenico Cellucci, nel 1959 da Michelina Ambrosi e, secondo la guida del Lazio del TCI del 1964, comprensiva di 18 camere e 8 bagni con acqua corrente fredda. Realizzata nel 1937 su progetto del geometra Rolando Verghetti (Roma, 27.04.1909, diplomato nel 1928 all’Istituto Tecnico di Caserta), in origine si chiamava “Pensione Novecento”. Ma Cellucci, che aveva impiantato un consistente apiario nel giardino retrostante, modificò la titolazione. Ispirata nell’impianto d’origine ai canoni dell’architettura razionalista ma, come pertinentemente osserva il prof. Carlo Atzeni, declinata nell’accezione italica; dove “la dimensione ancora artigianale del cantiere e la massività muraria continuano ancora a prevalere pur accogliendo l’innovazione formale e strutturale del razionalismo europeo”. Seppure successivamente stravolta negli elementi decorativi connotanti, nella cartolina riportata in testa all’articolo, spedita nel giugno 1964 ed edita dalla Fotocelere di Torino di Angelo Campassi (attiva tra il 1930 e il 1960 ca.), l’immagine della Villa delle Api sembrerebbe essere quella dell’immobile degli esordi. Il motivo del reticolo alveolare del favo è reiterato oltre che nel finestrone centrale della torre contigua all’entrata – caratterizzata dal colonnato in travertino bianco sormontata da un balcone e nella cui modanatura marmorea liscia superiore campeggia la scritta Villa delle Api – anche nelle balaustre del terrazzo e dei balconi. Ebbene chi voglia rivedere le sobrie linee dell’edificio e quel motivo così evocativo che aveva titolato la struttura stenterà a fatica, nelle immagini di oggi, a riconoscerla. Luigi Manias




