In un torrido giugno di mezzo secolo fa Giannozzo Pucci, un allora trentunenne fiorentino, rampollo di una antica schiatta gentilizia, approdava a Gergei – una piccola comunità rurale della Sardegna centrale – alla ricerca di un’asina, con la quale intendeva percorrere sul suo dorso, memore di suggestioni evangeliche, l’italica Penisola, Isole comprese. Su sollecitazione dello scrivente, in qualità di presidente dell’Associazione Terra Noba Onlus, l’anno scorso Giannozzo e sua moglie Lucia Bartoli Valeri è ritornato nell’Isola per presentare L’Agricoltura contadina, un’importante opera collettanea da lui curata ed edita. In quei giorni mi chiese di accompagnarlo a Gergei per rivedere, se vivo, il contadino conosciuto dai più con il nomignolo Cichili, che lo ospitò in quella bella estate. Apprendo che la casa di Cichili, sulla strada principale, fiancheggiava l’edicola di sua figlia. Raggiunta l’edicola Giannozzo riassume alla giovane la vicenda, che chiama subito il padre. Cichili ascolta prima in quasi sospettoso silenzio, per poi sciogliersi in un caloroso abbraccio all’esclamazione, finalmente riconoscendolo, di “Giannozzo!”. Ci conduce poi nella sua bella casa campidanese dove viene, in buona parte, ricostruita la vicenda. Allo scrivente la lieta carrambata aveva divertito e commosso, ma anche ispirato un evento / incontro, da realizzarsi nel fatidico cinquantenario, sulla mobilità sostenibile e di cui feci menzione nell’immediato a Giannozzo. Questi in agosto ha rilanciato, sollecitandomi a mettermi in contatto con Marina Anedda, nurrese, magna pars del progetto Seminow, per organizzare un incontro che riproponesse all’attenzione dei cerealicoltori sardi il tema principale di quel progetto: la coltivazione e la trasformazione dei grani “antichi” sardi Moru, Biancu, Murru, Arrubiu, Nieddu; che avrebbe dovuto avere, nelle intenzioni dei proponenti, esiti appaganti nella commercializzazione e giusta remunerazione dei produttori. In realtà il meritevole progetto, per alterne vicende, sulle quali le opinioni sono fra le più contrastanti, non ebbe corso. Nell’intento di riprendere il filo di quella proposta in un incontro / convegno dedicato, fissato per il 24 o 25 ottobre, è quindi intercorso un denso scambio di telefonate e di ineludibili messaggi tra me, Giannozzo Pucci, Stefano Lai, sindaco di Escolca e consigliere regionale, Cristina Martis, agronoma operante in quel territorio, Viviana Sirigu di Kentos, mastra panettiera, oltre ovviamente a Marina Anedda, che ha eroso non poco del mio tempo, che come dice una canzone di sicura suggestione: “non ritornerà, non ritornerà più”. Da quelle conversazioni è emerso un profilo, a me sconosciuto, della cerealicoltura sarda connotata, come è spesso nella natura umana, da accesi contrasti e esiziale concretezza. L’ipotesi di Escolca è presto tramontata e lo scrivente che si era speso, su indicazione di Giannozzo Pucci, per la qualificata presenza di Salvatore Ceccarelli, insigne ricercatore, ha chiesto, per mutuare dal lessico della pallacanestro, un “time out”. La vicenda ha meritato questa breve cronaca perché esemplare di una certa condizione della Sardegna rurale e perché offre più di un motivo di riflessione. Manca in questa vicenda, per il conforto deontologico del gazzettiere, insieme ad ulteriori elementi documentali, la testimonianza dei cerealicoltori, ad esclusione del mio amico Fernando Atzeni, con il quale condivido una profonda disillusione, per dirla con Adorno, sul mondo amministrato, dalla semplice struttura organizzativa del comune al preteso ordine mondiale e, detto per inciso, per questa ragione faccio con convinzione parte del partito di maggioranza relativa. Nel mentre era emersa da più parti l’apparente esigenza che la narrazione del progetto Seminow fosse accompagnata da un caso concreto di coltivazione, trasformazione e commercializzazione dei grani antichi. L’inesauribile Giannozzo Pucci ha dunque segnalato l’esperienza in Toscana dell’azienda agricola biologica Floriddia Home – Azienda Agricola Biologica Floriddia, che è sembrata potesse essere un esempio calzante. Per cui, come recitava l’ineffabile cartiglio delle cingomme degli anni 60/70, “ritenta sarai più fortunato”, si sta lavorando alla riproposizione dell’incontro agli inizi di dicembre a Gergei. Come dice sempre uno dei più accreditati esponenti del relativismo contemporaneo, Jannick Sinner, “vediamo come va”. Luigi Manias




