Nella sua valenza cronachistica Vent de Mars di Henri Pourrat, scrittore frettolosamente relegato dall’ecumene accademico francese nel novero degli autori regionalisti, è un diario della Francia contadina alla vigilia della guerra, durante il cataclisma e la disfatta, dopo il crollo, dal giugno 1938 al novembre 1940. L’opera è dedicata a Jean Paulhan, che si rallegrò dell’assegnazione, non scontata, nel 1941 del premio Goncourt. L’idea informatrice che la sottende è il motto contenuto nell’exergo: “La vita ha bisogno del contrario dell’agio e della comodità”. «Il faut à la vie le contraire de l’aise et de la facilité.», a cui Pourrat fa seguire un corollario argomentativo ineludibile. “Lo sforzo è la condizione primaria. Nulla è più vivo di ciò che esercita la propria vita, sopportando il destino che lo rafforza e lo eleva. La vita ha bisogno del contrario dell’agio e della comodità. La produzione che non è altro che produzione richiede distruzione, così come il godimento richiede decadenza. Non vediamo dove sta andando questo inimmaginabile progresso industriale? Se non all’enorme follia della guerra, alle tempeste di siluri sulle città di acciaio e cemento, allora all’inaridimento in queste città di razze senza posterità. Non andremo contro il progresso industriale: non rifiuteremo l’elettricità, l’automobile o la radio. Dio non ha forse dato le scienze alle nazioni cristiane per guidare i popoli pagani? Non dobbiamo far altro che mettere i poteri e le ricchezze della scienza al di sotto di ciò che la vita stessa può dare, al di sotto dei figli, delle anime e dell’amicizia.” Per Henri Pourrat, il marshalismo non esaurisce la questione o il tema della terra, della natura e della vita: “Lo Stato è sempre più armato e potente, al punto da manipolare l’immaginario, la radio, la stampa. Mentre in passato i contadini di una parrocchia di montagna godevano praticamente di una libertà sorprendente. Il signore e il re non potevano farci quasi nulla”. Le libere repubbliche montanare, come le avrebbe chiamate poi Fernand Braudel. Queste riflessioni dell’eremita di Ambert, a distanza di oltre 80 anni, ritengono tuttora una straordinaria e stringente attualità. Luigi Manias




