Avendogli sottratto dal suo piatto, troppo precipitosamente, le ossa residue delle cosce di pollo, forse memore di letture collodiane, ha così protestato: “D’obia prantai po fai nasci una pudda”. Sulla pratica in cucina: “A agattai su prangiu prontu no imparas nudda.” In una giornata gelida a pranzo, alla nipote Teresa che ha fatto un gesto improvviso e immotivato con la mano: ”Ita sesi cassendi musca?” In pieno conclave, a Giorgio Loi che prospettava per chi scrive un seggio a san Pietro e l’intero trasferimento della famiglia nell’Urbe, ha replicato: “Issa andausu tottus a Santu Pedru a ciccai sinzicorrus”, come era consuetudine fare nell’omonimo quartiere di Ales. Avendo bevuto quantità macrobiotiche di vivido vino rosso, chiede: “Tengiu baffus de binu nieddu?” Alla proposta della nipote Teresa, a stagione conclusa, di andare a cercare “sparau” ha replicato “Anti sparau tottu”. Lamentandosi per le porte aperte di casa sua e non eccellendo lo scrivente per devozione, ha ipotizzato: “Depi d’essi Gigi andendi a cresia”. Chiedendole se fosse stanca: “Du creu, tottu su mangianu sezia”. Commentando che la via del paese dove vive si è progressivamente spopolata, ma resiste, impavido, il suo quasi dirimpettaio Carmelo Zucca, sensibile ai piaceri enoici: ” A forza ‘e aquai”. Una OSS chiedendole se bevesse latte e rispondendo che si doveva accontentare del solo caffe, indicandomi: “No mullidi is brebeis”. Sollecitata a mangiare, pratica alla quale è tendenzialmente refrattaria, nonostante un’ampia scelta di pietanze, ha risposto: “Quando non si ha voglia di mangiare è difficile scegliere”. Chiedendole perché una mattina fosse eccessivamente loquace ha detto: “Pasci ita ci appu cabau?”. Le abbiamo detto che genitori, sorelle e fratelli, di cui lei chiede con insistenza dove siano, hanno fatto un lungo viaggio con biglietto di sola andata, in una località prossima ad Ales: Pubada. Memore del fatto che accanto al cimitero ci fosse la vigna dello zio Nanni Olla, fratello del padre, ha commentato: “Non solo uva”. Interpellata sulla bontà di una pietanza appena mangiata, è sobria nei giudizi: “C’è cabau”. Su una fettina alla milanese, pietanza rara nel suo desco, è stata più drastica: “Peta prangiu custu fiada?!”. Un motto che ripetiamo spesso è quello del Duce: “Chi si ferma è perduto”, sul quale propone la variante: “Chi si ferma è fermato”. Commentando il fatto che vivessi in sdegnosa solitudine agreste proponeva di asportare gran parte dei polloni del nocciolo di casa sua e impiantarli dove vivo: “A su mancu ada beni canc’uno a ndi furai sa nuxedda”, implementando così la scarna demografia. Chiedendomi se avessi sufficienti derrate alimentari per pranzo, le descrivevo menù pantagruelico: tengiu po prandi un perra de angioni, una de procu, quattru crabittus, dexi puddas … E lei: “Buon appetito”. Su una zanzara che aveva scelto le sue gambe per le sue esercitazioni balistiche, nonostante i suoi tentativi di scoraggiarla definitivamente: “No abarrada po da cassai”. Talvolta Vera vede delle cose che noi altri umani non vediamo. La sua non filiforme assistente Claudia, dubbiosa ha chiesto conferma, ricevendo da Vera ripetute assicurazioni. Non paga, ne convinta le ha chiesto: ma a me mi vedi? E lei: “Eh, grazie a Dio!”. Ed ha concluso, ieri dall’alto dei suoi quasi 102 anni, con una sentenza o forse citazione cinematografica: “La vita è bella!” Luigi Manias




